Hail to the Thief

Avery e Lucas

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    Lucas Hall - Icarus
    dgXcfPB
    Net Runner • scheda
    Se fosse stato un cane avrebbe scodinzolato. E se fosse stato un uomo con un briciolo di amor proprio non si sarebbe paragonato così spesso ad un quadrupede. Ma d’altronde con un avatar come quello Silver poteva accarezzarlo con la lama di un pugnale affilato e lui comunque si sarebbe sciolto come un panetto di burro per l’autocompiacimento. Non c’era niente da fare, l’orgoglio rimaneva il suo punto debole, la ragione per cui era diventato tanto bravo con il cyberdeck e così facile alla manipolazione da parte di attraenti avatar virtuali. C’era del perverso a pensarci, ma il confine che separava realtà e cyberspazio era ormai cartavelina, Lucas ne era diventato del tutto immune, indifferente come ad un cambio di luminosità in una stanza. Allo stesso modo dimenticava più spesso di quanto fosse decoroso che Silver Rose fosse un androide, un mucchio di circuiti collegati ad una periferica. Eppure in quei brevi sprazzi di lucidità, in cui riusciva a vedere la realtà per quello che era, si rendeva conto che in quel mondo una coscienza artificiale era più reale che fuori dalla rete. Se lì voleva essere Silver Rose a Lucas tanto bastava per vedere esclusivamente lei, l’acrobata omicida che si divertiva fin troppo a giocare con i coltelli. Mentre si muoveva nel vecchio mausoleo ormai silenzioso e vuoto Lucas la seguiva con gli occhi del tutto incapace di seguire il filo dei pensieri di Rose. Incrociò le dita dietro la nuca districando le ciocche di capelli più lunghi di quanto non ne avesse in realtà, gli piaceva quell’aria sporca e sfatta da Indiana Jones che gli davano. Non gli sarebbe dispiaciuto fare l’archeologo, a pensarci non era nemmeno tanto lontano dall’essere un profanatore di tombe in quel momento. Quando Rose, con la sua tipica aria enigmatica, quella di chi è alle prese con una sfida che ha tutta l’intenzione di vincere, premette una pietra sul muro Lucas si guardò intorno aspettando di scoprire se la risposta fosse esatta. L’abracadabra di Rosie ebbe effetto a giudicare dai clangori metallici che vibrarono nelle pareti. La porta di pietra si aprì scorrendo di lato e aprendo il passaggio ad una scalinata. Lucas lanciò un’occhiata shockata alla sua salvatrice ”E pensare che io ero convinto si trattasse della cerniera dei miei pantaloni”, l’occhiata si trasformò in un languido accenno al cavallo dei pantaloni di tela da mille e una notte. Per evitare ripercussioni violente saltò sul primo gradino a cui seguirono molti, molti altri. Arrivò all’ultimo strisciando, un po’ teatrale, ma efficace. ”Siamo arrivati?” domandò alla torre più che a Silver. Alzò la testa per guardarsi intorno, ma la luce delle fiaccole illuminava solo in parte la stanza successiva. C’era un buio pesto, impenetrabile. ”Heeeylaaaa?” domandò rivolto al vuoto con il mento poggiato ancora a terra e le sopracciglia corrugate. L’eco si espanse come un’onda nel buio illuminando minuscole lucciole bianche una dopo l’altra. ”Mmhh” grugnì tra i denti ”Fuochi fatui…. Li odio”. A dire il vero non c’era molto che amasse. ”Sono di quelli che ti fanno vedere i tuoi momenti peggiori e ti inducono alla follia per non farti arrivare alla porta successiva. Un algoritmo che scompone i dati direttamente dalla pila corticale, psycho-balle da psycho-stronzi. Torniamo indietro. Mi arrendo”.
    code, reperibile su GDR archive
     
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8 replies since 1/10/2018, 14:37   349 views
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