Hail to the Thief

Avery e Lucas

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    Lucas Hall - Icarus
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    Non sapeva con esattezza che ora o che giorno fosse nel mondo reale, ma di certo era da fin troppo tempo che cercava il pugnale Batting della serie Unreal, coltello malese con lama ricurva senza guardia, tagliente nella parte concava e impugnatura in madreperla, ma soprattutto: incantato. Ogni oggetto messo in gioco per il quinto anniversario di uscita della piattaforma possedeva un incantesimo unico ed era impossibile metterci le mani sopra senza vincere la sfida di ognuna delle sei ambientazioni di Levante Borders. Al mercato nero di Kota Bharu vendere quell’affare lo avrebbe reso schifosamente ricco. Lucas aveva circa tre mesi di affitto arretrato e una serie di bollette non pagate, era con l’acqua alla gola, come al solito, e proprio come al solito era convinto di poter riuscire a trovare i soldi di cui aveva bisogno dal salotto del suo micro-appartamento, una quarantina di metri quadri circa, che rispetto a quelli del primo livello era quasi una reggia, di cui tra l’altro andava molto fiero. Ad ogni modo quel giorno il pugnale se l’era trovato davanti come niente fosse, passeggiava per le strade dell’Hatra del trecento ed eccolo appeso alla cintura di un massiccio Quinari, esseri mostruosamente grossi e mostruosamente brutti, con tanto di corna da toro e anello al naso. Fu proprio mentre notava lo scintillio dell’impugnatura che si rese conto di doverlo rubare. Era una necessità finanziaria, ovviamente, Lucas non era un ladro, il più delle volte, semplicemente rubava ad un ricco per dare ad un povero; cosa che a dire il vero non gli creava troppi scrupoli dal momento che quell’imbecille lo portava al fianco come se lo usasse per davvero. Un Quinari con un coltello è come un bambino con uno stuzzicadenti, l’unico effetto possibile per un avatar tanto sgraziato era infilarsi la lama in un occhio e allora il suo personaggio avrebbe avuto bisogno di un bel ritocchino. Gli risparmiava tempo e denaro in questo modo. Era praticamente un favore. Non lo trovava strano, d’altronde Lucas si sentiva una persona di buon cuore e aveva davvero bisogno di quella particolare sommetta. Così aveva seguito il fortunato oggetto delle sue attenzioni per praticamente tutto il pomeriggio, sperando di poter fare la storica mossa dello “scontro di spalla” in una zona affollata e intanto sfilargli il pugnale per poi squagliarsela dopo una serie rapida di scuse. Al mercato di Hatra seppe che era arrivato il suo momento, puntò la preda e camminò dritto come un dromedario fino all’obbiettivo: la spalla del Quinari. Urto, piegamento in avanti, mano fluida fino all’impugnatura dell’arma e via. Si voltò portando dietro la schiena il pugnale e sostenne lo sguardo rosso acceso del mezzo toro. «Oh mi scusi, come sono distratto, mi dispiace, scusi ancora» era sul punto di arretrare con tanto di inchini a profusione, quando uno degli uomini della sua combriccola notò la fodera del pugnale completamente vuota. «Aspetta! Ti ha rubato il coltello, Boldog!». Il sorriso di scuse di Lucas si fece più ampio, ma non fu abbastanza per non convincere Boldog ad abbassare lo sguardo sulla fodera, in quello stesso istante se la diede a gambe levate. Sgusciò tra la folla e le bancarelle rovesciando diversi espositori di mercanti infuriati. Non stava di certo rendendo il lavoro facile al suo inseguitore, gli bastava seguire la sua scia di distruzione. Serviva qualcuno che gli salvasse il didietro e sebbene si fosse ormai inamicato praticamente tutti gli rimaneva ancora qualcuno da chiamare. Allargò una mano davanti a sé e mentre ancora correva aprì il menu del suo cyberdeck e digitò il numero del suo salvatore, una sorta di principe azzurro con tanto di cavallo bianco anche se forse si sarebbe presentato con più probabilità in groppa ad un cammello.
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  2. Jane Shepard
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    R. Avery
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    Quel giorno stranamente aveva finito il turno in orario, era tornato a casa da un paio d'ore e stava pigramente leggendo l'ultimo numero di "High style design" nel frattempo che l'autodiagnosi dei suoi sistemi si completasse, ultimamente doveva farla sempre più spesso, forse a causa degli impianti installati da quel tecnomedico. Sapeva che doveva spendere altrove i suoi bitcoin, non lo aveva affatto entusiasmato quell'omuncolo vestito di stracci unti e bisunti ma d'altronde era l'unico che si era preso il rischio di fraternizzare con un replicante: un deviante per giunta. Sul suo segreto, però, non c'era pericolo, Joseph Bane era uno dei nomi indicati dal Movimento come "affiliato di fiducia" non avrebbe mai avuto il coraggio di tradirli. I devianti pagavano bene in più erano già criminali agli occhi della legge, un reato in più non avrebbe di certo cambiato la loro pena e questo Bane lo sapeva bene.

    Stava per finire il backup dei dati quando il suo cyberdeck iniziò a trillare, non aveva molta voglia di rispondere, avrebbe preferito rimanere sdraiato sul letto nel suo dolce far nulla almeno per una volta. Cercò di ignorare quel suono ma senza risultato dopo circa quaranta secondi guardò il monitor: "Icarus...? Ma che vuole ora?" prese dal cassetto del comodino il sottile visore mettendoselo sul viso, si passò dunque il palmo sinistro davanti agli occhi e rispose alla chiamata. Per un attimo si trattenne dal ridere, appena entrato nella lobbie gli comparve davanti lo schermo olografico che inquadrava l'amico tutto trafelato che correva a perdifiato in quella che sembrava Hatra, era chiaro che fosse nei guai. "Dovrebbe sorprendermi che ti fai vivo solo quando combini casini?" Gli disse perdendo ogni inibizione e scoppiando in una fragorosa risata. Adorava quel ragazzo, aveva il potere di combinarne di tutti i colori e di uscirne sempre pulito, certo, non senza qualche aiuto da parte di Avery che alla fine non era dispiaciuto della cosa, si erano sempre divertiti insieme per la Land e ormai erano diventati quasi un team fisso.

    Nel mentre che ascoltava la risposta dell'amico armeggiò con il menù per ricevere le precise coordinate di Icarus, sicuramente avrebbero avuto bisogno di un mezzo; sapeva esattamente quale scegliere e, fortunatamente, era anche abbinato al suo avatar perchè nulla veniva lasciato al caso. Un abile movimento del polso e la sua Goldy RS7 era pronta a tuonare.
    "The only real prison is fear,
    and the only real freedom is freedom from fear."
     
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    Lucas Hall - Icarus
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    Correre per la propria sopravvivenza non doveva essere poi tanto differente dal correre per la sopravvivenza del proprio avatar. Certi cacciatori di tesori erano capaci di accedere a tutte le risorse economiche e materiali conservate nello store della memoria delle loro vittime. Non per vantarsi, ma Lucas aveva una discreta collezione di rarità oltre ad un ammontare indefinito di monete d’oro, anche se continuava ad andare in giro come uno straccione, facendo storie per ogni più piccola spesa, giusto per tenere alla larga i malintenzionati. In effetti non stava facendo un ottimo lavoro su quel versante, ma d’altronde aveva la sciagura di essere una calamita per le situazioni sconvenienti e non del genere che piaceva a lui; un genere che comprendeva più di una bella signora sotto braccio. Non era proprio un taccagno, né un pervertito, ma una versione più affascinante di entrambi. Essere acciuffato avrebbe rovinato le sue finanze e la sua popolarità di più duro delle Land, oltre ovviamente a farlo finire sul lastrico, costretto a vivere sotto i ponti di Bay City. Al primo livello avrebbe avuto le stesse probabilità di sopravvivenza di un gatto in un ristorante cinese. Era per questa ragione che aveva bisogno di rinforzi e sebbene in tutta la realtà virtuale Icarus veniva pronunciato solo prima di uno sprezzante sputo a terra c’era sempre una persona che lo avrebbe tirato fuori dai guai. «Fa parte della nostra relazione atipica, io finisco nei guai e tu mi vieni a salvare… Ah! non dimenticare i dirigibili!» aggiunse mimando senza pudore due bei seni prosperosi proprio davanti al petto e al diavolo le delicatezze da femministi, stava dando l’opportunità di snaturare la figura tradizionale e oltraggiosa del principe che salva la principessa. Tentò con un salto di superare una cesta di vimini piena di frutta esotica trasportata in groppa ad un mulo, ma all’apogeo dell’ellissi il suo piede s’incastrò tra una papaya e una noce di cocco facendolo cadere rovinosamente a terra in mezzo ad una cascata di frutta, che gli procurò diversi bernoccoli e un record vergognoso di zero parate, ma d’altronde faceva pessimi punteggi anche a Fruit Ninja. Scattò in avanti e scartò per un pelo un mendicante a cui mollò una papaia e rubò il bastone. Fece lo sgambetto ad un uomo davanti ad uno stand di serpenti, l’impatto dei cesti e delle gabbiette per i topi scatenò un panico generale. «Beccati questa Boldog» sghignazzò tra sé e sé, risalendo la parte più alta della collina di sabbia su cui si ergeva la città perduta di Herta. Quando arrivò ai giardini reali, poco prima dell’ingresso nel doungeon degli antichi sovrani, una bolgia di mummie e trappole mortali, si fermò per riprendere fiato. «Silver se ti stai chiedendo quale sia il momento migliore per fare la tua apparizione, beh sappi che è proprio…»
    «Guarda, guarda chi se la da a gambe, Icarus. Sai qual è la parte della sua storia che mi piace di più? Quella in cui finisce spiaccicato sull’asfalto, proprio come un piccione sotto le ruote di un auto, solo che adesso le ruote saranno i miei pugni»
    Anche se gli era alle spalle, sapeva benissimo che la voce apparteneva all’energumeno a cui aveva rubato il pugnale e gli schiamazzi e le risate alla sua combriccola. Si voltò alzando gli occhi al cielo, giusto per rendersi ancora più amabile.
    «Ecco, vedi, Icaro in verità non è… ma che te lo dico a fare, sei troppo stupido per capire il significato profondo della storia»
    «Mi stai dando dello stupido?»
    «Beh non lo so, lo sto facendo?»
    «Cosa?»
    Prima ancora che finisse la domanda se la svignò rapido come un coniglio verso il lato nascosto in ombra del patio del castello, dove le colonne sorreggevano gli archi e gli archi sorreggevano la mastodontica torre che i più grandi eroi avevano tentato di scalare. Beh tutti tranne lui.
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  4. Jane Shepard
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    R. Avery
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    Avery mosse il polso come per zittire l'impertinenza dell'amico: "Oh, sei sempre il solito sciocchino!" Disse ridendo sotto i baffi e mimando una posa femminile, cercando di coprirsi i seni prosperosi con la mano (volutamente senza riuscire nel proprio intento), concludendo con una fragorosa risata. "Dammi solo..." Avery smanettava convulsamente sulla tastiera olografica, nonostante Icarus fosse a piedi si muoveva più velocemente del normale, appena il deviante localizzava un punto di spawn non aveva nemmeno il tempo di caricare il programma per comparire ad Harta, nel frattempo dall'altro capo della chiamata il mascalzone continuava a rimbeccarlo: "Se solo stessi fermo 3 secondi sarebbe più facile." Gli disse dopo che un nuovo tentativo era andato a rotoli. Stava perdendo la pazienza, non gli era mai piaciuto il mercato di Harta, troppi giocatori, troppa folla e decisamente troppi attaccabrighe di cui certo Icarus faceva parte.

    "Fanculo..." Disse poi scocciato, avviò la sessione nonostante avesse perso nuovamente lo spawn più vicino, salì in sella alla propria moto ancor prima che i dati venissero caricati facendo risuonare il rombo del motore per tutta la lobbie, nel giro di pochi secondi si ritrovò tra dune sabbiose e abitazioni di fango, il punto luminoso indicante Icarus lampeggiava davanti a lui mentre sfrecciava nel mercato messo a soqquadro poco prima Discrezione è il mio secondo nome! Non mi beccano mai, sono un esperto. ripensò Avery ridendo tra sè e sè facendo lo slalom tra cestini, serpenti a sonagli e giocatori atterrati da travi ed assi di legno. Nel frattempo il contatto radio era ancora attivo e l'androide sentì l'intera conversazione con il famigerato Boldog. "Certo che poi ti chiedi perchè tutti ti odino! - gli urlò poi nell'orecchio - Ti vedo. Tra sette secondi sono da te." Avery mantenne un tono tranquillo, il suo mezzo si avvicinava sempre di più ai due giocatori: "sei... cinque... quattro... - Un sorrisetto compiaciuto fece capolino sulle sue labbra, non voleva certo lasciare al proprio compagno tutto il divertimento - tre... due... uno." Le colonne della torre erano troppo vicine per recuperare Icarus e poi cambiare direzione, Avery quindi premette il tasto nero sul manubrio della sua moto che subito un rampino venne scagliato dritto dritto nel didietro di quell'idiota di Boldog e affiancandosi all'amico gli tese un braccio aiutandolo a salire subito dietro di lui. "Non dovresti essere tu a salvare una donzella in pericolo?" Lo canzonò.

    Probabilmente il Quinari non si accorse in un primo momento di quello che era successo, era rimasto impalato come uno stoccafisso a fissarli mentre la corda dell'arpione si tirava sempre più, probabilmente era convinto di essere stato colpito da un raggio di bluster, tuttalpiù che Avery gli gridò: "Non ti rodeva il culo Boldog?!" Mentre vide dallo specchietto il giocatore essere finalmente preso letteralmente per il didietro e trascinato dietro di loro. Quasi rise ma voltandosi in avanti si ricordò che erano a 100 metri da una torre, una grande e grossa torre alta più di 50 metri (virtuali si intende) e che se non volevano perdere tutto era bene non scontrarvisi contro, il replicante non aveva contato quell'evenienza. Avery quindi si focalizzò sulle colonne tentando uno slalom stretto ad alta velocità scheggiando le prime: "Ehm, Ic, abbiamo un problema!"
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    Lucas Hall - Icarus
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    La voce di Silver al collegamento in linea era quella di un grillo parlante ancora convinto di poter porre dei limiti al suo pessimo carattere. Ingenuo. D’altro canto se non fosse stato per merito di quell’adorabile candore non avrebbe avuto scampo in diverse occasioni. Alcune volte pensava che si ficcasse sconsideratamente in situazioni senza via d’uscita solo perché sapeva di avere un asso nella manica. A dire la verità quel genere di dipendenza non faceva bene all’immagine che aveva di sé di outsider della rete, un lupo solitario dall’aria enigmatica che fa tanto macho con le ragazze. D’altro canto non aveva mai avuto successo con le ragazze, quindi non faceva poi tutta questa differenza se per Rosie chiudeva un occhio. In fin dei conti non tutti lo odiavano, approfittarne fin quando la magia fosse rimasta in piedi non era poi tanto male. «Ammettilo che ti piace» sussurrò snudando i denti in un sorriso sornione proprio mentre il conto alla rovescia gli risuonava nelle orecchie. Boldog farfugliò una minaccia di qualche genere a cui Lucas non riuscì a prestare attenzione oltre il frastuono del suo compiacimento mentre guardava Silver avvicinarsi in sella al suo bolide steampunk. La sua armatura scintillò ai raggi del sole virtuale sopra di loro e tutto avvenne come in una scena al rallentatore. L’arpione scattò con un colpo secco facendo voltare Boldog per la sorpresa. Allungò la mano giusto in tempo per afferrare l’avambraccio di Silver e saltare sulla moto con l’agilità di una scimmia saltatrice, i crediti meglio spesi della sua vita. «Sono un femminista, potere alle donne» gridò per farsi sentire sollevando nel frattempo un pugno in segno di supporto. Rischiò di rotolare di spalle, ma ogni danno al sua avatar ne sarebbe valsa la pena. Quando il grido di Boldog risuonò nella Land Lucas gli fece eco con un urlo altrettanto selvaggio. Si aggrappò con un fianco al busto sottile di Silver per voltarsi a guardare l’avatar trascinato sulla polvere, «Beccati questa!» molto infantile, ma decisamente appagante. Quando Silver catturò di nuovo la sua attenzione, si voltò per guardare avanti e non ebbe bisogno di altre spiegazioni. Stavano per morire. Bene. Serviva un piano e fortunatamente i piani di fortuna erano la cosa che gli riusciva meglio, il più delle volte. «Niente paura» gridò mentre apriva il menu del cyberdeck e selezionava il suo prezioso lanciarazzi, rubato preso in prestito dall’inventario di uno sconosciuto su Fortnite Ultimate Generation. A ripensarci era l’hackeraggio il suo asso nella manica. Si sollevò sui pedalini della motocicletta per prendere bene la mira, «3.. 2..» e come ogni testa di cazzo come si deve premette il grilletto prima di dire 1. In verità era stata colpa delle vibrazioni della moto, ma questo non era molto cool, né tanto meno da macho. Il contraccolpo lo sbalzò di nuovo a sedere mettendo a dura prova i suoi riflessi potenziati. Il lanciarazzi tornò nell’inventario mentre il razzo sfrecciò lasciandosi dietro una scia di fumo. Frantumò in uno scoppio di detriti le colonne rimanenti sfondando alla fine il muro contro cui si sarebbero schiantati. Prima di rendersi conto delle implicazioni di quel fenomeno sfrecciavano già all’interno della sala d’ingresso della torre di babele. Erano sopravvissuti, ma sarebbero morti comunque. Il lato positivo era che Lucas aveva regalato ad entrambi una morte epica. «Spero ti piaccia l’arredamento tesoro, perché credo che rimarremo bloccati qui dentro per molto tempo», tentò di mantenere un tono positivo, ilare per quanto possibile in una situazione del genere. Intorno a loro le tombe delle ancelle del re si stavano aprendo lasciando passare i cadaveri mummificati che ci riposavano.
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    Edited by Data. - 18/10/2018, 18:32
     
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    R. Avery
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    La preoccupazione si trasformò in sollievo e nel giro di qualche attimo in spavento mentre andavano ad infilarsi nella voragine crata nella torre il replicante inveì: "Sei un idiota!" Svolando con la sua moto su un fianco e vedendo nel mentre che la parete alle loro spalle era crollata, l'unica nota positiva era che il loro inseguitore era rimasto sepolto dalle macerie. Nel momento in cui Avery stette per tirare il fiato sentì rumori poco rassicuranti intorno e a lui e la voce della amico che non prospettava nulla di buono. Raddrizzato il suo bolide e rimesso in corsa si rese conto che le mummie stavano lentamente uscendo dai loro sarcofagi, avevano involontariamente attivato il doungeon della torre di babele! Avery maledì Icarus mentalmente, non era per niente equipaggiato per una impresa del genere senza contare che non aveva molta voglia di completare quel fuoriprogramma.

    "Uh guarda - disse punzecchiandolo - le tue ammiratrici ti reclamano." Diede gas alla moto ma si realizzò quello che temeva, non era consentito usare veicoli durante le quest e quella certo non faceva eccezione, nel giro di pochi secondi la sua bellissima Goldy li lasciò a terra, abbandonandoli alla mercee dei non morti che erano più che intenzionati ad eliminarli. Avery diede un calcio alla moto: "Maledizione, bisogna buttare l'immondizia alla vecchia maniera." Impugnò le sue due daghe lanciandole verso una mummia che si era avvicinata un po' troppo a loro mozzandole un braccio e una gamba facendola cadere a terra incapacitata a muoversi agilmente. Guardò poi il suo compagno che sembrava godersi la scena come una commedia teatrale: "Sua grazia vuole cortesemente darmi una mano?" Accentuando la richiesta fino a farla quasi sembrare un ordine, non sarebbero usciti vivi da quella situazione, però, solo mutilando creature umanoidi, ogni categoria di nemici aveva un propt, un comando che li avrebbe neutralizzati tutti, poteva essere qualsiasi cosa, una trappola, un enigma, una leva, un pulsante nascosto. Le lame tornarono nella mani di Avery e tra un braccio mozzato e l'altro cercava di guardarsi attorno cercando una soluzione al loro problema.
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    OT: Scusa il post scarno ma non volevo farti aspettare altri mille mila giorni ç_ç
     
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    Lucas Hall - Icarus
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    Silver. Il sogno erotico di ogni pervertito virtuale. Il suo fascino non si limitava al fatto che fosse rossa, tosta e vestita in pelle, né che avesse una cicatrice su un occhio, una moto e un bel paio di bocce. Tutti quei dettagli per quanto difficile si adombravano all’istante quando tirava fuori le lame e si lanciava in atletiche torsioni, era una sexy portatrice di morte con l’optional “ginnasta da battaglia”. Incredibilmente affascinante. Per questo Luke aveva finito per imbambolarsi come uno stoccafisso quando Silver aveva sfoggiato il suo avvitamento della morte, tecnica che aveva soprannominato lui stesso in quel modo. Il catalogo di esuberanti saltelli di Rose era praticamente infinito, per la gioia degli occhi di chi finiva per uccidere. Quando la mummia sfracellò inesorabilmente al suolo gli sfuggì una risatina ammirata, subito stroncata dalle parole di Silver che lo costrinsero a riemergere dalla sua posa contemplativa e muovere il didietro per darsi da fare. «Non ti agitare ce la caveremo alla grande», niente pericolo, erano solo in un dangeon impossibile, ma perché preoccuparsi. Scese dalla motocicletta, ormai completamente inutilizzabile, anche se faceva la sua bella figura lì posizionata in mezzo a ruderi e lerciume zombie. «Allora vediamo, a che cosa servi tu di preciso?» tirò fuori il pugnale che aveva sgraffignato. Non aveva idea di quale fosse l’incantesimo che si annidasse al suo interno, «forse abbiamo fatto fuori Boldog troppo presto, non ho fatto in tempo a chiedergli cosa facesse di magico questo pugnale». Certo che Silver si stesse occupando di mantenere entrambi al sicuro cominciò ad esaminare l’elsa in cristallo. Alla luce traballante delle fiaccole sembrava ci fosse una scritta, in draconiano antico. Aveva comprato la conoscenza di quella lingua da un lucertolone nei bassifondi di qualche antica città di cui non ricordava assolutamente il nome. «Mmh interessante» mormorò tra sè e sè «guarda questo, Silver» gridò prima di piantare con tutte le sue forze la lama nel pavimento, al centro di una fessura tra due massicci blocchi di pietra. Un bagliore bianco esplose in un attimo sferzando una ventata d’aria puzzolente, muffa e decomposizione, fragranza indimenticabile. «Stupidi programmatori» sbuffò tappandosi il naso. La luce bianca intanto corse lungo il pavimento come un’onda disintegrando uno dopo l’altro tutti i non morti in avvicinamento. «Magia bianca!» confermò rivolto verso Silver. L’onda scomparve poco dopo illuminando le linee incise sulla pietra, articolate a formare una frase. «Me ne occupo io, tranquilla» si esibì nel suo migliore sorriso sghembo, roba da conquiste nei bar. «Devo solo hackerare un attimo il…» cominciò aprendo il menu del suo cyberdeck, una schermata olografica dalle sfumature bluastre, scrisse rapidamente qualche codice, e in pochi secondi s’infiltro nel codice base dell’iscrizione. «Si tratta di babilonese antico, mescolato al dialetto della zona, roba da professionisti. Allora dice: Tutti lo possono aprire, ma nessuno lo sa chiudere… cazzo, è un indovinello. Odio gli indovinelli. A te dice niente?» commentò voltandosi a guardare Silver con la faccia contrariata di chi ha appena scoperto che la scatola di cereali in realtà è vuota.
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  8. Jane Shepard
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    R. Avery
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    Il fatto che stesse facendo il lavoro sporco tutto da solo lo irritava quasi più della non calanche con cui Icarus cercava di rassicurarlo facendo l'uomo tutto d'un pezzo. Avery gli lanciò un'occhiata: "Ma certo." colpendo con un nuovo fendente l'ennesima creatura che gli si era parata davanti. Certo che le avevano riprodotte con un realismo impeccabile, persino l'odore sembrava essere qualcosa di disgustoso all'olfatto umano. In quel momento Avery ringraziò mentalmente la Wallace per averlo progettato androide, quella era una delle poche volte in cui traeva un vantaggio dalla sua condizione.
    Icarus, però, non accennava a decidersi: continuava a fissare il pugnale appena trafugato probabilmente cercando di capire che come funzionasse Quell'idiota deve provare proprio ora il suo nuovo giocattolo?! pensò mentre affettava un'altra coppia di mummie, iniziava a sentire un senso di stanchezza anche se sapeva perfettamente che il suo esoscheletro poteva sopportare sforzi ben più pesanti e prolungati di quello. All'improvvisò il suo compagno gli urlò qualcosa, il replicante non fece nemmeno in tempo a capire le sue parole che furono investiti entrambi da un'onda chiara, Avery notò poi che l'amico era intento a coprirsi il naso con la tunica, probabilmente quella veniva identificata come "puzza" dai sensi umani. Nonostante quella gradevole sensazione Icarus sorrise tronfio di fronte alla sua vittoria, nel giro di pochi secondi il fascio di luce distrusse definitivamente tutte le mummie che li stavano attaccando. Avery allora si avvicinò al compare e con la punta della lama del suo pugnale gli carezzò la guancia destra sussurrandogli in tono malizioso: "Sembra che qualcuno sia l'eroe della giornata..." riportando poi entrambe le armi alla cintola. Era divertente punzecchiarlo in quel modo, Avery sapeva che il suo avater era sexy ed attraente così come lo era l sua personalità del resto, vedere le espressioni facciali di Icarus in quelle situazioni lo metteva sempre di buon umore, in fondo si meritava qualche attimo di divertimento dopo aver distrutto tutti quei nemici.

    Furono interrotti dalla comparsa di una scritta luminosa, una lingua che non era nel database di Avery, fortunatamente aveva a disposizione le abilità del netrunner più dotato che avesse mai incontrato. Non gli fu difficile infatti bypassare la cifratura per leggerne le parole nascoste. Un indovinello, Tutti lo possono aprire, ma nessuno lo sa chiudere… Si ripetè l'andoide, poi continuò: "Non avevo dubbi che tu fossi una frana con gli indovinelli... Vediamo un po, Tutti lo possono aprire, ma nessuno lo sa chiudere…" Avery chiuse gli occhi rimuginando su cosa potesse mai rappresentare quella frase poi li riaprì per guardarsi intorno, il corridoio era pressochè uguale a prima, osservò il pavimento in cerca di una traccia che portasse alla risoluzione dell'enigma ma nulla di insolito. Aguzzò meglio la vista, pochi metri più avanti su una alta parete era rappresentato un grande altorilievo, probabilmente era il phanteon delle divinità babilonesi. Si avvicinò lentamente ad esso lasciando Lucas assorto nei suoi pensieri, Avery poteva contare su una straordinaria capacità di calcolo quindi accedette alla rete e in pochi secondi lesse la pagina dedicata alla mitologia sumero-babilonese da Baypedia, riconobbe quindi sul muro Marduk, Ea, Anu, Assur e tutte le altre divinità della antica popolazione, ognuna recava attorno a se i propri simboli come se fossero delle icone identificative. "Tutti lo possono aprire, ma nessuno lo sa chiudere." Ripetè ancora una volta la rossa avvicinandosi a un palmo dall'altorilievo. "Forse... - iniziò allungando una mano - ...così." Premette quindi una pietra dalla forma ovale nella mani di Tammuz, dio delle fertilità, spingendo con grande forza per smuoverla. Il sasso si mosse verso l'interno completando un qualche meccanismo, si sentì un suono grave ma molto breve, come uno stocco, Avery si voltò verso Icarus: "Dimmi che la risposta era uovo."
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    Net Runner • scheda
    Se fosse stato un cane avrebbe scodinzolato. E se fosse stato un uomo con un briciolo di amor proprio non si sarebbe paragonato così spesso ad un quadrupede. Ma d’altronde con un avatar come quello Silver poteva accarezzarlo con la lama di un pugnale affilato e lui comunque si sarebbe sciolto come un panetto di burro per l’autocompiacimento. Non c’era niente da fare, l’orgoglio rimaneva il suo punto debole, la ragione per cui era diventato tanto bravo con il cyberdeck e così facile alla manipolazione da parte di attraenti avatar virtuali. C’era del perverso a pensarci, ma il confine che separava realtà e cyberspazio era ormai cartavelina, Lucas ne era diventato del tutto immune, indifferente come ad un cambio di luminosità in una stanza. Allo stesso modo dimenticava più spesso di quanto fosse decoroso che Silver Rose fosse un androide, un mucchio di circuiti collegati ad una periferica. Eppure in quei brevi sprazzi di lucidità, in cui riusciva a vedere la realtà per quello che era, si rendeva conto che in quel mondo una coscienza artificiale era più reale che fuori dalla rete. Se lì voleva essere Silver Rose a Lucas tanto bastava per vedere esclusivamente lei, l’acrobata omicida che si divertiva fin troppo a giocare con i coltelli. Mentre si muoveva nel vecchio mausoleo ormai silenzioso e vuoto Lucas la seguiva con gli occhi del tutto incapace di seguire il filo dei pensieri di Rose. Incrociò le dita dietro la nuca districando le ciocche di capelli più lunghi di quanto non ne avesse in realtà, gli piaceva quell’aria sporca e sfatta da Indiana Jones che gli davano. Non gli sarebbe dispiaciuto fare l’archeologo, a pensarci non era nemmeno tanto lontano dall’essere un profanatore di tombe in quel momento. Quando Rose, con la sua tipica aria enigmatica, quella di chi è alle prese con una sfida che ha tutta l’intenzione di vincere, premette una pietra sul muro Lucas si guardò intorno aspettando di scoprire se la risposta fosse esatta. L’abracadabra di Rosie ebbe effetto a giudicare dai clangori metallici che vibrarono nelle pareti. La porta di pietra si aprì scorrendo di lato e aprendo il passaggio ad una scalinata. Lucas lanciò un’occhiata shockata alla sua salvatrice ”E pensare che io ero convinto si trattasse della cerniera dei miei pantaloni”, l’occhiata si trasformò in un languido accenno al cavallo dei pantaloni di tela da mille e una notte. Per evitare ripercussioni violente saltò sul primo gradino a cui seguirono molti, molti altri. Arrivò all’ultimo strisciando, un po’ teatrale, ma efficace. ”Siamo arrivati?” domandò alla torre più che a Silver. Alzò la testa per guardarsi intorno, ma la luce delle fiaccole illuminava solo in parte la stanza successiva. C’era un buio pesto, impenetrabile. ”Heeeylaaaa?” domandò rivolto al vuoto con il mento poggiato ancora a terra e le sopracciglia corrugate. L’eco si espanse come un’onda nel buio illuminando minuscole lucciole bianche una dopo l’altra. ”Mmhh” grugnì tra i denti ”Fuochi fatui…. Li odio”. A dire il vero non c’era molto che amasse. ”Sono di quelli che ti fanno vedere i tuoi momenti peggiori e ti inducono alla follia per non farti arrivare alla porta successiva. Un algoritmo che scompone i dati direttamente dalla pila corticale, psycho-balle da psycho-stronzi. Torniamo indietro. Mi arrendo”.
    code, reperibile su GDR archive
     
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