Time always marches on

Hector & Syd

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    Sydney Locke
    ■ blade runner ■ I livello ■ umana ■ eterosex
    ■ single ■ 0 bitcoin ■ 3° custodia ■ caotico ■ buono
    "HEAVEN AND HELL ARE JUST RIGHT HERE. BEHIND EVERY WALL, EVERY WINDOW."
    character id [x] pensieve [x] ■ 1/08/2050, 10 pm
    codice role © Akicch; - want your own? Get it!
    Alla nuova custodia serviva una bella oliata ai motori. E con oliata ai motori intendeva un’ubriacatura da guinness dei primati, ovviamente. C’era sempre da aspettarsi l’imprevedibile quando si alzava il gomito con un corpo appena uscito da sotto ghiaccio. Non tutti i fegati sono uguali e non tutte le sbornie vanno allo stesso modo. Il corpo precedente ad esempio reggeva l’alcol meglio di un cavallo, era robusto e scomodo, fin troppi rotoli di grasso, ma quando andava a bere le scommesse le procuravano un bel gruzzoletto e un mucchio di cicchetti gratis. Peccato che fosse finito con una bella lama ficcata dentro la pancia e le budella che colavano fuori come vermi che avevano passato la loro vita in uno spazio troppo stretto. Era arrivato il momento di provare a scoprire fin dove poteva spingere quel nuovo fegato. Il dive bar era un localino niente male del I livello, un ambiente molto chic pieno di ubriaconi con la mano lunga. Le cose migliori erano le freccette e il barista, un tipo tutto sommato simpatico che se la cavava con le mance dei bastardi a cui prestava orecchio e un po’ d’attenzione. L’ingresso nel locale fu accompagnato dalla solita zaffata d’aria soffocante e umidiccia, impregnata d’alcol e puzza di umani, una mistura che l’aria condizionata claudicante con difficoltà riusciva a rinfrescare. Era una delle poche donne nel bar, ma non l’unica, di sicuro quella con meno tatuaggi. Superati i cinquant’anni certe cose perdono il loro fascino. Syd si accomodò ad uno degli sgabelli davanti il bancone aspettando di incrociare lo sguardo del barista. «Hey Al, sono Syd. Il solito», il solito voleva dire un birra e whiskey, giusto per essere sicuri di non rimanere lucidi troppo a lungo, nonostante non fosse irlandese sapeva apprezzare le misture da cazzotto nello stomaco. Mentre aspettava che le arrivasse il boccale si voltò verso il resto del bar poggiando i gomiti sul bancone. Qui e lì schermi oled mostravano i volti dei ricercati tra i quali di tanto in tanto comparivano dei replicanti a cui prestava più attenzione. A guardare quella sfilza di nomi e taglie non faceva altro che rafforzarsi la consapevolezza che il mondo era un folle tugurio di oscenità e perversione. Sarebbero dovuti tutti bruciare all’inferno e invece se ne stavano lì a sguazzare nell’alcol. Chissà quale patetico dio gli concedeva di continuare così, senza che un’invasione di cavallette, o che so un’inondazione non li facesse fuori tutti per ricominciare d’accapo.
     
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    Ci vuole un esercito per combattere un esercito ma è un uomo che conquista una nazione. Cosa c'entra? Non lo so Punk. Sono ubriaco cazzo!
    Hector Valios
    son of a bitch
    Chaotic Neutral
    Liquore
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    Un po' di metal sporco! Ace of Spades - Motorhead
    La verità è che in un mondo in cui nemmeno più l'alcool sembra avere una parvenza di realtà si smette di credere che le cose possano andare meglio. Prima regola quando arrivi a Bay City, manco l'ingresso per l'inferno, dove la frase non scritta recitava:"Benvenuto a Bay City, l'ultimo posto che la tua speranza conoscerà". Quale stronzo può avere ancora speranza se, senza il minimo bitcoin, non puoi permetterti nemmeno l'aria pulita. Alla fine il primo livello è l'incarnazione di tutto questo macello, un'ammucchiata senza il minimo ritegno di corpi alla ricerca di uno scopo e del "pane" per giungere al giorno dopo. Pane il cui grano è metallico ed il cui impasto è solo un ammasso di codici e circuiti collegati ad un conto bancario gestito da gente che nemmeno conosci. Speranza, se la speranza è affidare la tua esistenza a loro beh... c'è chi proprio non ci sta. Non è uno solo, non sono pochi: sono molti. La disillusione la si vive al primo livello, l'aggressività di uomini che paiono bestie; uomini senza uno scopo ed il cui desiderio di legalità si è istinto quando il papà a soli 8 anni gli ha regalato la prima arma da fuoco. Storie che s'intrecciano sul percorso non scritto di una via che ha ben poco da essere esplorata e che, allo stesso tempo il solo spingerti fuori dal sentiero illuminato viene accompagnato da un silente quanto invero assordante "A tuo rischio e pericolo".
    Che rischio sia.
    Quattro uomini. Vari da chi appare sulla ventina a chi invece sembra già averne sessanta o giù di lì. Un tavolino alla loro destra colmo di birre ormai scolate ed un malloppo fittizio di qualche scheda elettronica che dovrebbe rappresentare il bitcoin. Scommesse e tanto alcool. Il giovane è in mezzo ed ha in mano l'ultima freccetta mentre una serie impressionante di centri invece rimane al tabellone dando la chiara idea di chi sta vincendo. Un ultimo tiro, l'esitazione di troppo ed un sottilissimo rumore cibernetico in sottofondo.
    Proprio quanto è la freccetta a prendere il volo compiendo un'impressionante traiettoria perfettamente dritta e totalmente estranea alla fisica che il tizio con i capelli lunghi afferra il cappuccio del giovane sbattendo l'imberbe fortunato a terra.
    L'uomo dai capelli lunghi porta addosso un gilet marrone di quella che è pelle sintetica, ricreata in laboratorio e poco costosa, su una pelle propria invece che si presenta abbronzata e sporca. Jeans neri tenuti su da un cinturone e stivali ben poco rassicuranti perché tenendosi su una tinta nera che presenta macchie di umido non ben precisato. Tatuaggi un po' ovunque e di certo un'espressione lontana dall'essere definibile "amichevole".
    Sbuffa dal naso pura rabbia, facendola finire sul volto della custodia giovane. Qualche breve occhiata sul suo viso, per poi senza alcuna esitazione lo si vede infilare la mano destra nella mandibola dell'uomo scalpitante per estrarre di forza un molare. Sangue, urla di dolore ed un <Bip! Bip!>.
    <come immaginavo> ringhia Hector, lanciando via il giovane che indietreggia di qualche centimetro.
    <il marmocchio qui ha barato> lanciando a terra il dente. Passi direzionati verso il bancone con il tavolo in mezzo dove le carte elettroniche vengono prese e la vincita ritirata da lui. I due quando avranno finito con lo stronzetto avranno di meno a che pensare rispetto a qualche misero coin.
    Gambe larghe che prendono posto due sgabelli di distanza da Syd, osservando con la classica durezza sul suo volto il barista. La mano che viene alzata, un cenno che indica il classico "Dammi la cosa più forte". Per poi lanciare sul bancone le carte elettroniche. <puoi tenerti il resto per quel casino> riferendosi senza smuoversi più di tanto a ciò che ormai si è lasciato alle spalle. Con i due gentiluomini che avranno da insegnare la legge del primo livello ad un inesperto baro.
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    Sydney Locke
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    character id [x] pensieve [x] ■ 1/08/2050, 10 pm
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    C’era un’impeccabile regolarità nelle scazzottate che nascevano negli angoli semibui del bar di Al. Per lo più si trattava del solito vecchio pretesto per prendersi a pungi in faccia, qualcuno guardava male qualcun altro, o magari si lasciava coinvolgere in una stupida scommessa che poi cercava in ogni modo di rimangiarsi, così da tenersi i bitcoin in conto e l’orgoglio ancora intatto. Quello che d’intatto rimaneva alla fine erano forse solo i molari e la consapevolezza di essere un bastardo parecchio sfortunato. Ma d’altronde quelle erano le sole certezze di chiunque arrivasse a mettere piede in quel bar. Quella volta però fu diverso. Non è che ci fosse davvero qualcosa per cui rimanere sorpresi, se non per il modo in cui l’energumeno aveva strappato la verità dalla bocca di quel povero sfigato, che paradossalmente aveva contato fin tropo sui suoi molari. Forse l’avrebbe persino passata liscia se non si fosse imbattuto in quello che era probabilmente un uomo decisamente troppo grosso con una pessima giornata alle spalle. Quel malcelato senso di giustizia e il suo inevitabile fascino da burbero lupo solitario rendevano lo sconosciuto il più interessante modo di passare la serata che Syd avesse avuto occasione di avere a tiro da un bel po’ di tempo. Anonimi musi smunti affollavano il circondario del locale e buona parte del suo vicinato. Quindi perché fare la timida? Alla peggio ci finiva con l’improvviso desiderio di fare visita ad un dentista. Scivolò giù dal suo sgabello storto per raggiungerne uno altrettanto instabile su cui appollaiarsi come la fantastica occasione d’oro di un uomo che forse non era avvicinato da una donna cosciente e perfettamente consapevole da molto, molto tempo. «Nemmeno a me piacevano i suoi denti», mormorò Syd scuotendo la testa, lanciò con aria malinconica un occhiata al ragazzo che ora stava ricevendo le attenzioni di un folcloristico gruppetto di facce scure, serie e arcigne come lapidi tombali coordinate. «Rideva troppo» aggiunse quando il primo pugno gli arrivò diretto alla bocca dello stomaco. «Beh immagino che ora non riderà più». Lo osservò piegarsi e accasciarsi a terra prima di voltarsi a guardare la credenza messicana a quattro ante e diversi scaffali seduta accanto a lei. Sprizzava voglia di conversare da ogni poro. Bevve un sorso della birra che si era portata dietro, il sapore acre della paraffina con cui Al l’allungava le fece storcere il naso, il nuovo corpo non era ancora abituato. «Vuoi sapere una cosa? Cambiare custodia è uno schifo. Si, certo, puoi rimanere giovane per sempre se ti va bene, o magari avere qualche upgrade, come una dozzina di muscoli in più» aggiunse rivolgendogli un’occhiata d’intesa, come se capisse perfettamente il suo bisogno di sembrare grande, grosso e cattivo. «Però, alcune cose mi mancano, non mi lamento, però mi manca che sapore avevano alcune cose, o forse mi mancano perché non le posso assaggiare più, per te potrebbero essere le quesadillas di tua madre per intenderci, no? Scommetto che erano ottime. Per me sono le flapjack che faceva papà» annuì a sé stessa persa un po’ nelle sue stesse parole, del tutto indifferente all’idea che non era proprio un argomento da bar, ma poco importa la birra le aveva fatto venire in mente quel dettaglio in quel momento e lì c’era qualcuno di assolutamente estraneo che magari aveva qualcosa da dire al riguardo, o forse no, forse avrebbe cambiato posto, anzi no sicuramente avrebbe cambiato posto. Ma tanto l'avrebbe seguito lo stesso. Prese un altro sorso dal boccale per arrivare sul fondo, lì dove s'incontrano i propri fantasmi. Oltre il vetro trasparente intravide il gruppetto trascinare fuori dal locale il bastardo senza un dente.
     
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    Ci vuole un esercito per combattere un esercito ma è un uomo che conquista una nazione. Cosa c'entra? Non lo so Punk. Sono ubriaco cazzo!
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    Un po' di metal sporco! Ace of Spades - Motorhead
    Normalmente in un bar non finisce così facilmente, la scazzottata evolve e si districa in una lenta reazione a catena che porta sempre nella stessa fine: la polizia ed il panico di massa. Ma qui siamo nel primo livello, il più sporco e senza legge che si può trovare in tutte le colonie. Di extramondo e non. Bay City non era un figurino nemmeno un mese dopo che fu inaugurata, fidatevi quindi se vi dico che con la sovrappopolazione e l'esodo di massa la cosa è andata ancora più a puttane trovando libero sfogo nella settorializzazione dei piani e delle altezze di una sola città. I poliziotti sono corrotti e se non lo sono, tra droga e contrabbandi vari di certo un'innocua rissa da bar non è roba a cui possono dedicarsi in quanto a sto giro né replicanti né qualsiasi altra diavoleria elettronica e/o cibernetica è messa in mezzo.
    Un buon compromesso per chi cerca la propria libertà nell'anonimato e la propria calma scolandosi interi litri di alcool puro miscelato a qualche stronzata perché possa essere venduto a qualche bitcoin di più. Di certo Al non si dimostra contento per lo spettacolo, nonostante il piccolo rimborso spese sia lì: sul bancone; ma sapete com'è a volte non avere qualcosa è meglio che porvi rimedio. I casini con la legge non sono il problema, ma non si sa mai se qualche sfigatello con fin troppi molari abbia alle spalle una delle tante cosche mafiose che costellano ogni piano della città oppure ancora peggio, che non abbia alle spalle padri corrotti ed altre stronzate.
    Sei con la polizia o contro.
    Con la mafia o contro.
    Con le corporazioni o contro.
    Oppure te ne sbatti il cazzo del solito gioco di potere troppo inutile per essere combattuto e ti concedi invece la calma di vivere una vita per cazzi tuoi. In pace.
    Un lusso che di solito con una simile dimostrazione ti è concesso ma che in questo caso invece pare di no. Una figura si muove verso di lui, verso la custodia messicana che siede in tutta tranquillità ed arroganza osservando Al perché faccia presto con quella dannata bottiglia. Essere sobri da troppi minuti porta ad un piccolo difetto come il nervosismo oppure nel suo caso come l'indurimento del volto. Capitemi, in questo momento è anche amichevole.
    La figura inizia a parlare, la voce si dimostra ben più femminile di quanto potesse aspettarsi, non essendoci molte donne lì dentro: perlopiù sono le classiche donnone con tanti tatuaggi e poco buone maniere, altre volte cameriere e puttane ma quelle ti adescano se mostri soldi e non forza; ma in questo caso tutto si dimostra inutile nelle sue solite convinzioni. Il drink gli viene servito, un bicchiere di un alcoolico sintetico che richiama molto l'alcool agricolo dell'america del su all'aspetto. Al tenta di portare via la bottiglia dopo aver riempito un bicchiere, ma pronta la mano di Hector lo invita a posarlo senza passare né da un grazie né da una qualsiasi parola se vogliamo dirla tutta. Sydney parla e lui beve senza osservarla, per il momento. L'alcool viene buttato giù di colpo e senza troppi problemi mentre il bicchiere viene riempito di nuovo e poi buttato un'altra volta. Infine viene riportato sul tavolo e poi nuovamente riempito.
    <mia madre non cucinava Quesadillas>
    Tono burbero per buttare giù un ennesimo bicchiere e poi dovere sbuffare a causa del calore che inizia a intercorrere la gola. Una custodia come tante altre ma in questo caso abbastanza danneggiata da essere quasi considerabile non più in grado di provare il brivido dell'alcool.
    Per intenderci in un corpo umano si chiama esperienza, in una custodia difetto.
    <wreck, Blade o Netrunner? Polizia?>
    Riprende dopo l'ennesimo bicchiere. Conosce le persone così, di quelle che non ti lascerebbero in pace nemmeno dopo una corsa fino all'inferno, e di certo con il clima già a puttane non è sua intenzione farla. Quindi non gli resta che riempire di nuovo il suo di bicchiere per poi spostarlo allo sgabello vicino ed ovviamente iniziare a bere. Un alcolizzato non guarda nessuno se deve adempiere al perché del suo nomignolo, altrimenti si deconcentrerebbe dal suo compito primario.
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    Sydney Locke
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    character id [x] pensieve [x] ■ 1/08/2050, 10 pm
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    Dunque il messicano parlava. Niente male davvero. L’uso della parola sembrava essere stato compromesso dall’aria da omicida impiantata nella custodia insieme a espressioni facciali minime e amore sconveniente per i pantaloni di pelle. Invece contro ogni previsione aveva proferito parola, per quanto la sua voce sabbiosa sembrasse il rantolo svogliato di una raucedine mai guarita del tutto; eppure non sembrava uno da calumet della pace, o qualsiasi altra droga sintetica fumabile che si attacca alle corde vocali, forse non era una sua abitudine, ma del suo vecchio proprietario, il che riportava alle quesadillas. «Tua madre forse no, ma sono pronta a scommettere che quella della tua custodia si» contestò soppesando l’idea che quel tipo in fin dei conti fosse già morto, esattamente come ¾ dei presenti. «Qualcosa mi dice che gli piaceva anche fumare oltre al cibo messicano, vuoi una sigaretta?» domandò tirando fuori il pacchetto ammaccato di Lucky rosse dalla giacca. Il tabacco era andato peggiorando nell’ultimo mezzo secolo e avrebbe scommesso che nemmeno quello che aveva cominciato a fumare a tredici anni era paragonabile al vero tabacco. S’infilò tra le labbra il filtro della sigaretta e quasi rischiò di lasciarselo sfuggire per via della risata che le scoppiò in gola quando lo sconosciuto insinuò che facesse parte della polizia. «Di un po’, credi che un poliziotto possa davvero entrare qui dentro senza rischiare di essere smembrato vivo e venduto in pezzi al mercato nero? Voglio dire, ti si legge in faccia che sei un tipo ingenuo, ma non voglio credere fino a questo punto», la pessima ironia dovette subire una battuta d’arresto per dare il tempo all’accendino a benzina di bruciare il tabacco. Una boccata d’aria fece crepitare la carta e le foglioline sminuzzate che caddero in coriandoli grigi. «Certo, potrei essere sotto copertura perché magari voglio incastrarti per qualche ragione, scommetto che il tuo armadio è pieno di scheletri, e - cazzo - se fosse davvero così vorrebbe dire che sono uno sbirro dannatamente bravo… ma anche molto morto tra pochi secondi, quindi direi proprio di no». Sfilò la sigaretta dalle labbra stringendola tra le dita, lasciò il pacchetto sul bancone così che l’uomo potesse servirsene se avesse voluto. Magari se era fortunata qualcuno avrebbe provato a rubargliele, ma ne dubitava, il suo vicino di sgabello aveva già intimorito di brutto i più imbecilli tra i clienti del bar. «Sono una blade runner, nemmeno tanto buona sfortunatamente, il che rende tutto più complicato, ma una volta che provi il brivido di piantare una pallottola in mezzo al cranio di un replicante impazzito è difficile fare qualcos’altro, tipo… non lo so non mi viene in mente un lavoro che non facciano già le macchine». Diamine, non ci aveva mai pensato. Rimase qualche istante in silenzio aspettandosi di trovare una risposta, ma segretaria, imbianchino, muratore e giardiniere erano già tutti impegnati. «Lavapiatti?» domandò rivolgendosi all’uomo seduto accanto a lei, la cui attenzione d’altro canto era completamente rivolta al suo bicchiere, la bottiglia che si era conteso con Al era già più leggera di prima. «Se tua madre non cucinava quesadillas, allora aveva una distilleria. O magari tuo padre. Chi è che beveva in famiglia?».
     
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    Di certo una bottiglia come quella da cui attingeva tutto quell'alcool che buttava giù lì al bancone del Dive, non poteva durare ancora molto. Giù come nulla il liquido infuocato sembrava scomparire dalla bottiglia a colpi di due o tre dita alla volta. Il tutto veniva condotto rigorosamente dalla bottiglia alla bocca e poi giù nell'esofago, come i prodotti smerciati a Bay City: dal laboratorio direttamente al punk che aveva voglia di provarne qualcuno. Ancora si ostinava a bere senza osservarla, non perché ci stesse provando o per altre motivazioni anche solo lontanamente sensate oppure giustificabili ma semplicemente perché stava bevendo e cascasse il mondo non si farebbe nemmeno uccidere se deve ancora finire di bere qualcosa. Anche la morte può aspettare davanti a del Whisky. Il collo viene disteso, la testa alzata ed anche il fondo della bottiglia finisce giù dentro lo stomaco dell'uomo senza nemmeno fare complimenti. Uno sbuffo, la bottiglia che viene poggiata con poca benevolenza sul bancone al fianco del bicchiere ancora pieno.
    <chiediglielo se ci tieni così tanto a saperlo>
    Fa indietreggiare lo sgabello, alzandosi in piedi. Un uomo che adesso puzza nitidamente di alcool, sangue e qualcosa non identificabile fra l'acciaio e la terra contaminata. Come, non sapete di che puzza la terra contaminata? Puzza di terra carbonizzata, ecco di cosa. Lo sguardo viene rivolto al tabellone delle freccette dove ormai non sembra esserci più nessuno se non, appunto, le freccette ed il fantomatico mlare.
    Subito dopo si sposta direttamente su Sydney, gli occhi vanno nei suoi mentre l'espressione non muta dal solito imbruttito e minaccioso volto. Solo adesso nota com'è fatta e solo per questo si concede una vista dall'alto verso il basso, non è arrogante ma è sgraziata e decisamente poco amichevole.
    <quei due al tavolo sono sbirri corrotti. Il primo livello è pieno di poliziotti, non prendermi per il culo Punk.>
    L'unico commento che rivolge a quell'argomento.
    <senti raccogli lattine, non me ne sbatte un cazzo di quale fossero le abitudini della mia custodia.> Accenna poco cordiale, sempre mantenendo quella voce roca e ben poco rassicurante, reduce da una dieta ventennale di fumo, Whisky e Cromato.
    <se proprio vuoi farti un giro con Bowie, poche domande ed inizia a bere> è ben chiaro a cosa alluda, ma deve mantenere un'aria da duro e questa deve essere alimentata dalle classica frase ad effetto. <magari in posti in cui servano del vero alcool e non il latte di cagna che si beve in questa bettola del cazzo> Una frecciatina gratis alla volta di Al. Non bada alla sua reazione, ma una cosa effettivamente la fa: si muove verso un appendiabiti costellato di diversi e forse fin troppi teli protettivi utili esclusivamente per tenersi all'asciutto dalla pioggia acida e le altre stronzate che grazie all'inquinamento del primo livello hanno creato il classico clima di cui la gente nei livelli superiori si burla. Telo che viene messo sopra al gilet di pelle per poi uscire dal locale senza troppi saluti e ancor meno ringraziamenti. Un passo deciso che non si guarda indietro mentre le mani sono chiuse a pugno. Si guarda ben poco intorno, lo sguardo è dritto a se la testa è alta ed anche la sicurezza dell'uomo. Di certo non sarà un gruppo di Choombatta del primo livello a demoralizzarlo né una Bladerunner troppo interessata al Wreck Runner con il passato nel protettorato.
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    Sydney Locke
    But this country, mm. It's more than just trees and rivers. It's a promise. An ancient contract 'neath these new landscapes and particulars, but it's terms are everlasting and made payable to the righteous. What do you say to that, sir? Do you agree? Yes or no? That this is paradise.

    01/08/2550
    Bay City
    I livello
    blade runner
    tumblr_o7qkktH2TP1qcb516o4_250
    Ciò che più di tutto la lasciò di sasso fu il modo in cui si voltò a fissarla. Era come se avesse spostato un enorme peso da un capo all’altro del suo campo visivo giusto per farglielo piombare addosso, non sembrava essere stato spinto dall’usale forma di cortesia che prevede di guardare in faccia il proprio interlocutore, ma piuttosto dal frustrante desiderio di trovare altrove un diversivo con cui ingannare l’attesa tra una bottiglia e l’altra. Aveva un’aria maledetta e uno sguardo terribile, due occhi neri impassibili come potevano esserlo muri di mattoni contro cui s’era ritrovata a sbattere il muso, pietrificata e decisamente intimidita, cosa che paradossalmente non fece che rinnovare il suo interesse. Lo osservò ammutolita alzarsi e avviarsi in direzione dell’uscita. Era l’ennesimo alcolista mezzo matto, eppure c’era comunque qualcosa di interessante che si nascondeva tra le crepe di quella vecchia maschera. Saltò giù dallo sgabello e prima di allontanarsi si voltò in direzione di Alan alzando le spalle e scuotendo la testa, «gli avranno ucciso il gatto» in fin dei conti poteva anche essere vero. Il barista fece un grugnito scettico prima di voltarsi per pulire un bicchiere con lo straccio lurido che portava appeso ad una spalla. «Ci vediamo Al» concluse prima di avviarsi in direzione dell’appendiabiti dove aveva abbandonato il suo giaccone di cuoio consumato dal tempo e dalla chimica. Prima di lasciare il bar lanciò un ultima occhiata ai due che il cowboy aveva additato come poliziotti sotto copertura, a lei sembravano solo due idioti, ogni tanto si guardavano in torno, ma niente di più, ebbe l’impressione che uno dei due alzasse lo sguardo su di lei, ma prima che potesse esserne certa si era già voltata per aprire la porta. Fuori dal locale una pioggerellina leggera aveva ripreso a battere incessante sulle strade, talmente fine che poteva essere facilmente scambiata per pura umidità, di quelle che entrano nelle ossa e lasciano doloranti, come se si fosse passata la notte a dormire male anche se non si è chiuso occhio. La sagoma dello sconosciuto si profilava poco lontano, un’ombra al riparo dei lampioni e dei vicoli del primo livello. Syd sollevò il cappuccio della giacca e accelerò il passo quanto poté senza dare l’impressione di corrergli dietro. Quando finalmente gli fu accanto rallentò per riprendere fiato. Prese un po’ di tempo per rimanere in silenzio osservando i negozi che stavano ormai spegnendo le luci e chiudendo le saracinesche. Ricordò i giorni in cui aveva imparato ad osservare quelle attività commerciali e le persone che le frequentavano con avidità e diffidenza. Ricordò quelle in cui era entrata a rubare e ciò che si era portata via, le urla del commesso e dei clienti alle sue spalle, il fuoco nelle vene sapendosi colpevole e il dolce sapore della vendetta, di giustizia, sentendo che aveva strappato loro dalle mani qualcosa che credevano di possedere per diritto divino. Ricordò il giorno in cui la sua carriera di ladra era terminata in una stanza umida e oscura nei sotterranei del commissariato centrale. Era uno scantinato senza finestre, con solo un tavolo di metallo inchiodato a terra e due sedie. Al centro della stanza c’era un foro di scolo e il pavimento era ancora umido. C’era puzza di merda, di sangue e di candeggina. I due poliziotti che l’avevano catturata le ammanettarono piedi e mani alla sedia e la lasciarono chiusa lì dentro per ore, in modo che avesse l’opportunità di immaginare tutto quello che le avrebbero fatto. Scrollò la testa per non ricordare il resto. «E quindi quei due erano poliziotti? Immagino che l’hai intuito nello stesso modo in cui hai capito che quel tizio imbrogliava alle freccette. È una specie di dono Spedi o c’è un trucco sotto? Ti prego dimmi che sei un’ex macchina da guerra del Protettorato e che ora cerchi il modo per far pagare alla società quello che il governo ti ha portato via. Sarebbe fottutamente figo» ammise voltandosi ad osservarlo incuriosita prima di tornare a guardare davanti a sé. «Immagino che dovrò farti ubriacare per cavarti la verità», ma c’era la reale possibilità che la cosa le si ritorcesse contro, dovunque stessero andando era piuttosto ovvio che non vendessero latte di cagna, ma raffinati composti di benzina più o meno digeribili. «A proposito, mi piace l’idea di bere con una rockstar, il rock ha… una pulsazione interiore che eccitante e potrei passare tutta la sera a parlarne, ma dov’è che stiamo andando di preciso? Non vorrei ritrovarmi a brindare con del zolpidem nel bicchiere, non ho niente contro gli stupri, ma sono morta di recente quindi cerco di mantenere una dieta rigorosamente povera di droghe».
    Hyper
    @Spoiler

    || @jasoo
     
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    Ci vuole un esercito per combattere un esercito ma è un uomo che conquista una nazione. Cosa c'entra? Non lo so Punk. Sono ubriaco cazzo!
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    |Mai vista una rissa da bar al contrario?| |Torn Apart - Avatar|
    Il primo livello è sempre come la prima sbornia, inizi a bere controvoglia perché il sapore non è dei migliori ed il calore generato dall'alcool marcia nella gola: dentro l'esofago obbligandoti di volta in volta a sbuffare oppure respirare lentamente. Pian piano però, più vai avanti più continui quel viaggio personale su una zattera alla ricerca di un Moby Dick bianco in un mare spesso trasparente e torbido oppure giallastro: la cosa migliora. Non lo fa perché inizi a non percepirlo più oppure perché diventi il più grande bevitore di tutti i tempi solo a metà di una bottiglia, lo fa perché ti ci abitui perché scendi a patti con la tua dignità per avere la strada spianata dalla prossima volta in poi. Stessa cosa quelle dannate strade sudice e sporche di qualsivoglia fluido vi venga in mente. In fondo la parte chimica ce la mettevano le corporazioni mentre a quella biologica ci pensavano i bifolchi indigeni del luogo: tra risse, sbudellamenti, bisturi che s'improvvisavano tecnomedici da corporazione e chi più ne ha di questi stronzi, più ne metta. Rassicurante no?
    Ma dopotutto il primo livello non è tutto questo casino di luogo in cui vivere se, come sempre, si è capaci di destreggiarsi nelle vie giuste, nelle strade pulite con il giusto portamento che evita di attrarre l'attenzione dei poliziotti o altri stronzi con distintivo. Questo era lo sprawl, dove c'è ancora il razzismo, dove c'è ancora il ribaltamento della medaglia in favore dei poteri forti e dove c'è e sempre ci sarà un occhio più critico verso la reputazione di un uomo piuttosto che verso i suoi contanti, i suoi circuiti o qualsiasi cosa passi nei suoi pantaloni. Puoi evitare molti casini se e solo se, sei dotato di una buona fama e di un'ancora più buona arma. Ma non è un caso che lui sembri in questo momento girare armato solo del proprio brutto muso e di quello che la sua nuova custodia ha in dotazione. "Nuova" ormai sono 14 danni che l'ha indosso.
    La bladerunner gli si affianca iniziando di nuovo a parlare e a questo segue solo il silenzio da parte sua, per diversi secondi in seguito alla sua domanda sul protettorato. Un ringhio dal fondo della gola per mandar via il pensiero.
    <uno di loro aveva perso una partita a carte settimana scorsa, nel bar sulla 25esima e mezzo ubriaco ha tirato fuori una pistola di ordinanza. La MS energetic shooter, aveva sul manico le effigi della polizia>
    Gli rivela tra un borbottio e l'altra continuando quella scarpinata verso la periferia del primo livello, lì dove la cupola inizia a scendere e l'atmosfera malata del pianeta sembra via via rivelarsi spogliandosi dell'illusoria bellezza che nel centro del primo livello e via via nei livelli superiori sembrerebbe essersi ricoperta.
    <nessun rigattiere con un po' di buon senso rivenderebbe quelle armi, soprattutto se appartiene agli stronzi del commissariato. E anche se lo facesse pochi del primo livello avrebbero le palle e i bitcoin di metterci le mani sopra>
    Un due più due molto semplice ed azzardato al dire il vero, ma al fianco ha una bladerunner. Lei dovrebbe vivere nell'azzardo. Alla battuta su David Bowie si limita a non rispondere, anche perché significa che lei non conosce la storia del suo titolo e di certo non si mette ora a raccontarla. Sarebbe un auto elogio: più roba da Mat che da Wreck Runner come lui.
    Girando l'angolo ciò che apparve ai loro occhi era uno spiazzo ripieno di ogni bifolco immaginabile. Non poche erano le motociclette anche scassate parcheggiate intorno e l'enorme quantità di chimica piovuta in questi giorni si era ormai solidificata sul terreno apparendo come sabbia dal colore giallastro e dai cristalli ben poco invitanti. Fumarla, sniffarla o anche solo lontanamente credere che possa essere usata come droga è totalmente fuori discussione. C'è fin troppa gente fuori e ancora di più sembra affollare il locale all'interno. L'entrata è una classica porta girevole da saloon e proprio mentre si stanno avvicinando da questa un tizio dall'aria cinese viene lanciato fuori. Un nero di due metri sia in altezza che larghezza esce fuori ringhiando contro il cinese appena defenestrato. L'insegna è chiara, recita la parola "A cobra" mentre è ancora più chiaro quale tipo di gente giri da quelle parti.
    <basta che tieni le gambe chiuse ed il tuo culo attaccato al mio>
    Niente droghe se gli sta vicino.
    <lei è con me>
    E senza aggiungere altro verso il nero che questo si fa da parte lasciandolo passare e concedendo questo privilegio anche alla ragazza con lui. Alle spalle si potevano ancora intravedere le basi dei palazzi che coronavano il primo livello ma qui sembrava di essere da tutt'altra parte. Messico o no, non sembrava minimamente Bay City. Nonostante la cupola, la pioggia ed il chiaro ma non troppo presagio di pericolo respirabile nell'aria comune.
    <non guardare negli occhi nessuno, tieni la testa alta e lo sguardo deciso. Se ciò che ti offrono da bere non pizzica all'olfatto rovesciaglielo in faccia. Se pizzica ma ha un retrogusto di candeggina invece, dritto sui pantaloni>
    Le regole base per sopravvivere in questo posto. L'interno è benché meno invitante dell'esterno. Oltre a tavoli sparsi ancora riportanti su delle bottiglie vuote e spesso rotte, il bancone è lungo ed esibisce un enorme fucile ad impulsi in grado di friggere sia un uomo che un replicante. Una di quelle cose che se ci sopravvivi senza problemi alla pila o demenza allora vuol dire che non ti si alzerà più. Un enorme palco da strip invece occupa tutta la parte a nord della stanza dove proprio adesso una puttana asiatica sembra esibirsi nel proprio spettacolino con indosso solo degli stivali da cowboy.
    Il passo viene diretto al bancone, non gli fa cenno di seguirla in quanto è chiaro che debba farlo per rispettare le regole alla base del loro rimanere qui. Si siede su uno degli sgabelli, quelli vicini sono liberi, bussando quattro volte sul bancone. La donna che serve a quei poveri diavoli sembrerebbe essere una bianca di mezza età reduce da 4 parti, con una parrucca rossa, un sigaro in bocca e poca voglia di scherzare.
    <due Beso do Diablo doppi. Niente droghe dentro ed abbonda con CHOO>
    Quindi sì, non sbagliava nel dire che l'alcool servito in questi posti contenesse anche benzina.
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  9. Data.
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    Sydney Locke
    But this country, mm. It's more than just trees and rivers. It's a promise. An ancient contract 'neath these new landscapes and particulars, but it's terms are everlasting and made payable to the righteous. What do you say to that, sir? Do you agree? Yes or no? That this is paradise.

    01/08/2550
    Bay City
    I livello
    blade runner
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    Sebbene i grugniti mugugnati sottovoce non potessero essere definiti mezzi di comunicazione verbale, la particolare inclinazione seccata di quello che il suo compagno di bevuta aveva proferito sembrava alludere ad un qualche tipo di trascorso con il Protettorato. Nessuno con un po’ di cervello che vive ai piani bassi della società può provare altro che un miscuglio di rancore e odio nei confronti di chi si gode la vita a trecento miglia verso l’alto. Tuttavia tanto bastò perché Syd lanciasse di sottecchi uno sguardo incuriosito alla custodia messicana con i pantaloni di pelle. Scoprire il modo in cui aveva capito che i due al bar erano poliziotti sotto copertura tutta via ebbe lo stesso effetto che probabilmente provava Watson quando Sherlock gli rivelava come era arrivato ad una incredibile e sospetta deduzione, era qualcosa di simile ad ammirazione e delusione in un unico pacchetto regalo, che lasciava spiazzati e ammutoliti. Lo seguì silenziosamente costeggiando il profilo di portici e pensiline malandate che conducevano fino alla periferia, lì dove il riflesso della biosfera che proteggeva la città era quasi percettibile. Una luna liquida punteggiava l’asfalto malmesso, la sagoma dell’uomo lasciava una scia d’ombra nell’aria. Intorno c’era una certa decadenza, segno che gli edifici avevano risentito degli effetti dei bombardamenti della guerra, gli stessi che avevano polverizzato i quartieri limitrofi ormai abbandonati. D’un tratto la strada si aprì una piazzola di sosta che si estendeva davanti ad uno strip club dall’aria… rustica. «Un ritorno alle origini?» domandò alludendo all’innegabile stile mexicas del locale. Alle premurose raccomandazioni del suo accompagnatore Syd rispose elargendo un sorriso sghembo di sfida, una bella avventura imprevista, d’improvviso trovava tutt’altro che spiacevole l’idea che qualcuno tentasse la sorte nel fare qualcosa di parecchio stupido. Come se l’insegna luminosa la neon non fosse stata abbastanza esplicativa all’interno succinte ballerine con cordini brillantinati appesi ai capezzoli e casti stivali di cuoio erano messe in mostra su un palco, l’unica zona davvero illuminata di tutto il locale, insieme al bar, ovviamente. Per Syd il vero spettacolo era il blaster appeso dietro il bancone, che non aveva assolutamente niente da invidiare a tutte le tette del mondo, opinione che si premurò di esplicitare con un sonoro fischio di apprezzamento vero il barista, «Ottima ferraglia, complimenti». La cosa bizzarra era che nessuno aveva ancora provato a rubare quel cimelio, il che a dire il vero la diceva lunga. Le bottiglie d’altro canto erano ammassate le une contro le altre come se scalciassero all’idea di essere tolte da lì e versate nel bicchiere di qualche alcolista indurito quanto il suo stesso fegato. «E’ rassicurante sapere che devi specificare che non ci vuoi della droga dentro… in ogni caso a caval donato non si guarda in bocca quando qualcuno ti offre da bere» nell’arte dello scrocco Syd sapeva mostrarsi senza rimorsi la migliore approfittatrice sul campo dei poveri disgraziati di Bay City. «Comunque, giusto per la cronaca» esordì avvicinandosi appena per superare il rumore della musica, «mi chiamo Syd». La sua attenzione si rivolse presto al cameriere intento ad avvicinare le due ordinazioni ai legittimi consumatori, «a cosa si brinda?» domandò prima ancora di alzare il bicchiere, nel sottile intento di rimandare il momento in cui avrebbe scoperto che sapore avesse esattamente il CHOO.
    Hyper
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    || @jasoo
     
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  10. Troop
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    Ci vuole un esercito per combattere un esercito ma è un uomo che conquista una nazione. Cosa c'entra? Non lo so Punk. Sono ubriaco cazzo!
    Hector Valios
    son of a bitch
    Chaotic Neutral
    Liquore
    EfWURty
    UY6FOzu
    i6kOT7e
    |Mai vista una rissa da bar al contrario?| |Torn Apart - Avatar|
    Sapete l'unica cosa che in questi tipi di locali può dare fastidio è l'odore. Un acre pugno in faccia dal retrogusto dolciastro, sangue ed affumicato, come se l'omino di marzapane decidesse di farsi una lampada dentro una fornace in cui vengono smaltiti quei tipi di replicanti irrecuperabili. Fornace, prigioni oppure smontati o qualsiasi altra cosa facciano a quei dannati cosi quando iniziano a pensare di testa propria e capiscono che l'uomo di 150 kg sdraiato sul letto in tanga non sia lì per raccontargli una bella favola. Ma tornando all'odore, la caratteristica principale che lo accompagna di solito è il fatto che per la quantità di fumo all'interno lo si possa quasi vedere volteggiare nell'aria di narice in narice: come i banchi di sardine. Al dire il vero è sempre il fumo che contorcendosi crea una specie di banco di nebbia calda. Quel tipo di sensazione che brucia gli occhi e man mano ti abitui inizia con il naso e giunge sino ai polmoni dandoti il benvenuto che di solito riservano alle camioniste nei bagni di una stazione pubblica. Oltre a quello come già citato, la temperatura si innalza per via anche del fatto che le poche finestre presenti sono sbarrate ed è quasi possibile vedere attraverso figuratevi se l'aria circola in posti come questi. Si innalza anche figurativamente per via della chiara tendenza dei gentiluomini presenti di dare in escandescenze con nulla e trasformare una noiosa serata in un poligono di tiro a segno per Charline ed il suo amato B.I.G. (Big Incredible Gun, sì lo so. Non siamo in uno sparatutto anni '80) rispettivamente la padrona di casa dietro il bancone ed il fucile a muro verso cui la ragazza tira fuori un bel fischio di quelli che di solito si riservano per le puttane in esibizione. Un'occhiata in attesa del bicchiere, sia di Hector che dell'amabile locandiera dai modi più rozzi di una campagnola del sud.
    I due bicchieri vengono posati sul tavolo esibendo all'interno una melma violacea dai riflessi blu e neri che stranamente sembrano più strati che veri e propri riflessi. Afferra il proprio, iniziando a buttarlo giù senza troppi complimenti in quanto anche l'altro bicchiere è sul tavolo. Riappoggia il bicchiere sul bancone una volta superato i 3/4 all'incirca.
    <cosa pensi dia alla merda che beviamo ogni giorno quel gusto apprezzabile?>
    D'altronde ben poco è rimasto delle tradizioni del ventunesimo secolo nel ventiseiesimo ed a loro sembra stare bene così. Si tira avanti con quello che si ha, chimica e tanta incredibile immaginazione su dove possa essere impiantata qualcosa nel corpo di un uomo.
    Il resto del bicchiere viene preso e buttato giù ed in seguito uno sbuffo graffiato viene buttato fuori dal profondo della gola. La mano destra si alza, indicando il bicchiere perché possa essere riempito nuovamente da Charline.
    <hector>
    Sputa quel nome come se non fosse importante ed infatti così sembrerebbe almeno da come gli occhi della custodia messicana siano fermi in quelli della ragazza che ha davanti. Fermi, immobili e semplicemente neri.
    <hector non brinda. Non ce n'è bisogno per bere>
    Inamovibile proprio sulle tradizioni bonarie.
    <il CHOO che stai per bere è il combustibile alcolico con cui va ogni tipo di veicolo di Bay City. Grezzo, forte e poco al di sotto della soglia mortale di idrocarburi>
    Ma da un buon retrogusto fruttato, in realtà il retrogusto dipende molto da cosa ci abbiano fatto con quel bicchiere l'ora prima.
    <in questi tipi di locali finisce in un solo modo. Esci da qui per finire a cavalcioni nel letto di qualcuno od in un vicolo>
    Leggermente meno scorbutico un po' più affabile in questi istanti.
    <evitiamo stronzate come denunce per stupro o tentato tale da domani in poi>
    Come detto la libertà di un uomo nell'anonimato è ciò che Bay City offre se ci si sa destreggiare. Il fatto che poi ne parli con tranquillità senza minacciare -non più di quanto non faccia il suo aspetto e tutta l'aria lì intorno- né estraendo un'arma è un tutto dire.
    <ora beviamo.>
    Un monito più che altro prima di buttare un altro bicchiere giù in un solo colpo
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  11. Data.
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    eeeeee si tornaaa

    Sydney Locke
    But this country, mm. It's more than just trees and rivers. It's a promise. An ancient contract 'neath these new landscapes and particulars, but it's terms are everlasting and made payable to the righteous. What do you say to that, sir? Do you agree? Yes or no? That this is paradise.

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    Bay City
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    Il CHOO emanava un odore pungente ma stranamente gradevole, come gasolina stillata da una vecchia pompa di benzina. Dopo aver sollevato il bicchiere lo squadrò agitarsi contro le superfici di vetro e riflettere le luci offuscate dei neon, aveva le stesse sfumature malsane delle pozze che si raccoglievano sul fondo delle strade dopo un acquazzone. La pioggia probabilmente lavava via dall’asfalto il CHOO sputato dagli scarichi dei motori, che poi finiva nelle fogne dove veniva raccolto e imbottigliato. Lanciò un’occhiata diffidente alla barista truculenta e tatuata, immaginando che genere di individuo la rifornisse di quella roba. Si rese conto in quell’istante che fino ad allora aveva visitato la parte “per bene” del primo livello, i bassi fondi potevano sprofondare anche più in basso di quanto si fosse abituata a vedere, al punto che la forza di gravità degli sguardi delle persone lì intorno sembrava essere più pesante che altrove. Quando il nome di Hector smosse l’aria densa sospesa nel silenzio tra loro, Syd voltò lo sguardo giusto in tempo per rendersi conto che l’uomo aveva già mandato giù un paio di bicchieri. Si riprese dallo sconcerto bisbigliando il suo nome «Hector, mmh?» un’eco che si affievolì non appena fu catturata dalla sua occhiata. Nella spirale dal fondo saturo in cui la società sprofondava ogni notte lo sguardo dell’uomo sembrava toccare il punto più basso di tutti, un buco nero e irragionevolmente d’improvviso si sentì intimorita. Distolse lo sguardo voltandosi verso il locale, poggiò i gomiti sul bancone e si fermò fingendosi sovrappensiero, così da non lasciar scorgere la vertigine che le era salita lungo la schiena pensando alle voragini lasciate aperte nella gente. ” Preferirei evitare di finire a cavalcioni di chiunque qui dentro, quindi sceglierò l’opzione: vicolo. Anche se inizio ad immaginare scenari in cui le due cose si conciliano alla perfezione”. Al suo beviamo si ritrovò nella spiacevole situazione di dover scegliere se seguire il suo spirito di discernimento, o l’oscura strada dell’oblio. Era una domanda che forse si sarebbe dovuta porre prima che le si parasse davanti in modo tanto inesorabile. ”Al diavolo” tagliò corto, chiuse gli occhi e mandò giù la prima metà di bicchiere prima che il liquido cominciasse a bruciare la gola fino all’ugula. Tossì nel tentativo di riprendere fiato, ma si ritrovò ad avere a che fare con un’imbarazzante situazione da novellina in cui la libertà dal giudizio si trasforma in un amaro calice di vergogna. ”Una delizia” bofonchiò con le lacrime agli occhi come dopo un buon pasto messicano.
    Hyper
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    || @jasoo
     
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