Do. Not. Test. Me.

Karima feat R. Noel

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    Karima Bee Saxon
    Senatrice del Protettorato
    Dura Lex, Sed Lex
    SheetLookSound
    codice role © Akicch;
    Odiava quelle sessioni di revisione. Come psichiatra o per meglio dire, strizzacervelli ed ex AD della "Sekhmet Reborn", all'epoca era pressoché impossibile sottrarsi alle revisioni dei prototipi e dei modelli extralusso. Adesso continuava ad essere difficile e seccante, specialmente considerato che trovava ben poco di interessante nella maggior parte dei Replicanti. Non erano affascinanti come i Replicanti Animali. D'altronde, aveva speso metà della sua vita a scavare nella psiche umana, abbastanza da conoscere molti degli schemi comportamentali che venivano proposti per i nuovi modelli così come per quelli vecchi. Aveva appena finito di percorrere il corridoio che conduceva alla Reception. Passò i controlli di sicurezza limitandosi a porgere il polso sotto lo scanner olografico per far registrare la propria identità. Non badò nemmeno di uno sguardo l'infermiera che si affannò per qualche istante nel rincorrerla con l'annosa domanda su dove stesse andando -[Non la riguarda. E la informo che sto raccogliendo gli estremi per un reclamo che comporterà mi auguro il suo licenziamento e sostituzione in giornata. Arrivederci]- la liquidò senza nemmeno fermare la sua camminata. Una falciata ampia e sinuosa, degna della "donna di Kevlar" come qualcuno soleva soprannominarla. Alzò la mano sinistra per produrre uno schiocco di due dita, a ridosso di un giovane medico fermo in corridoio. Lo riconobbe grazie alla divisa e al badge olografico ma non si curò di leggerne il nome. Era però giovane, questo l'aveva notato. Scopabile senza ombra di dubbio. -[Tu. Con me. Ora.]- ordinò senza la minima traccia di alterazione nel tono sicuro. I capelli ondeggiavano sulle spalle coperte dalla giacca del tailleur in latex satinato. Lasciava poco spazio alla fantasia come capo e lei lo sapeva perfettamente -[Conduci il modello MED 785-8457q noto come R. Noel alla mia presenza. E portami un estratto energetico aromatizzato al frutto della passione con scaglie di zenzero marziano. Hai tre minuti a partire da adesso]- e con un movimento della mano lo congedò. Lei imboccò quindi il corridoio alla propria sinistra, salì nell'ascensore fino al piano adibito alla Psichiatria dove era solita tenere i test di revisione. Immancabilmente alla fine di ognuno di essi, aveva cura di imporre l'over raid del segmento della memoria adibita al test, in modo che ogni volta con R. Noel e qualsiasi altro modello che avesse preso in carico, fosse una revisione ex nova, come se non si conoscessero personalmente, nemmeno una volta. Il motivo addotto? Riduceva la possibilità di Bias da parte del Replicante. Entrò dopo uno scan retinico nello Studio di Revisione: era stato arredato secondo il proprio gusto, con una chase lounge in modello veilleuse, in pelle sintetica bianca e rifiniture in carbonio finto ossidato. Controllò l'orologio al polso, i tre minuti erano quasi giunti al termine.
     
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  2. Data.
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    R. Noel
    Life has a melody
    A rhythm of notes which become your existence
    L’incongruente vastità di elaborazioni emotive degli uomini si manifestava curiosamente sui loro volti. Noel aveva registrato più di due milioni e settecentomila dettagli facciali, catalogati in base ad un sistema di cluster emozionali a grappolo, che andavano dalla completa amimica facciale ad una sempre più articolata composizione emozionale, tutto in base alle differenti situazioni che si presentavano in ospedale. Tuttavia mentre osservava la famiglia Colroy apprendere la notizia della morte del loro primogenito maschio, affetto da una grave sindrome degenerativa, si rese conto che tutto ciò che possedeva non era altro che la conoscenza che può avere un critico d’arte dei quadri raccolti nel Louvre. Quanta importanza poteva avere riconoscere la bellezza di una creatura se poi non la si poteva riprodurre? I suoi esperimenti sui cervelli organici continuavano ad arrestarsi allo scontro tra due punti indissolubilmente legati e solo apparentemente distinti, quella che gli uomini poeticamente chiamano scintilla vitale e all’elaborazione di quella parte del cervello che si occupa delle emozioni. Non basta avere un cervello sano ed innestarlo in un corpo altrettanto sano per dare vita ad un essere umano artificiale. Ciò che sempre più vividamente iniziava a manifestarsi davanti ai suoi occhi era la convinzione che un corpo avesse bisogno anche della consapevolezza di sé per poter esistere. Dunque scintilla vitale ed emozioni erano entrambe facce di una stessa inafferrabile medaglia, l’io. Mentre i signori Colroy scoppiavano in lacrime, consapevoli che per ridare vita al proprio bambino avrebbero dovuto innestare la pila nel corpo gratuito di un carcerato con il triplo dei suoi anni, Noel si chiese se lui possedesse consapevolezza di se stesso. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani osservandone la perfetta riproduzione delle naturali pieghe cutanee della pelle. Sapeva che era stato creato, che occupava uno spazio e aveva una sua dimensione di elaborazione psichica, ma esisteva? E se la risposta era si, come avevano fatto gli umani a donargliela? Come gli avevano dato la vita? Si corresse da solo, lui non possedeva la vita. Gli umani non erano riusciti a risolvere quel problema. Mentre alzava di nuovo lo sguardo sulla famiglia che avrebbe attraversato tutte le fasi del lutto prima di prendere una decisione arrivò da uno dei computer dell’ospedale il segnale della revisione di controllo. Si voltò e avanzò fino ad una stanza. Si rese conto di non essersi chiesto se fermarsi o meno, se rispondere alla chiamata o rifiutare la revisione, non aveva nemmeno stabilito la velocità dei sui stessi passi. Si piegò appena in avanti per facilitare il lavoro dello scanner oculare, i suoi dispositivi ottici reagirono con una midriasi funzionale, seguita da una rapida riduzione del diametro dell’iride non appena lo scanner concluse la verifica. La porta si sbloccò con uno scatto metallico. Noel spinse la maniglia d’acciaio e avanzò all’interno della stanza quasi completamente bianca. Gli arredamenti erano differenti rispetto a quelli del resto dell’ospedale, che tendevano verso sfumature verde acqua, un colore che grazie alle gradazioni di verde e azzurro trasmetteva negli ospiti un senso naturale di conforto e calma. Il bianco lucido del pavimento sembrava essere il risultato di un ossequioso lavoro di pulizia, molto più minuzioso rispetto a quello dei corridoi, o persino delle sale di chirurgia, d’altronde ad un’infezione si poteva rimediare, ad un animo scontento invece sarebbe stato più difficile. Alzò lo sguardo sulla donna che era adagiata su una chase lounge, come fosse già al suo posto e non in semplice attesa di una visita, come gli umani in sala d’aspetto, lo poteva intuire dal suo volto perfettamente disteso. La sua espressione rispecchiava la limpidità emotiva, la completa assenza di ambiguità di sorta, che a volte richiedeva un’interpretazione più approfondita. Per certi versi ricordava un androide. «Salve» esordì inclinando appena la testa in segno di saluto. Cercò nel suo database l’identità della donna, aveva un volto particolare, un profilo tagliente, e abiti molto ben curati che disegnavano perfettamente la sua siluette in nero, rendendola quasi il centro focale di tutta la stanza, il buco verso cui veniva risucchiata tutta la sua attenzione. Non ricevette riscontro e sebbene non fosse affatto usuale non ricevette alcun impulso emotivo di preoccupazione, così rimase sereno e affabile come richiedeva la sua programmazione di base. Avanzò per portarsi davanti i suoi occhi ad una distanza accettabile. C’era una sedia probabilmente destinata a lui ma non avrebbe accennato a sedersi fin quando non avesse ricevuto l’ordine. «Presumo lei sia qui per la mia revisione. Ho eseguito con regolarità l’autodiagnosi e non ho riscontrato malfunzionamenti negli ultimi cinque anni» esordì per poi tornare in silenzio mantenendo gli angoli delle labbra leggermente sollevati, com’era buona usanza per trasmettere emozioni positive nell’interlocutore.
     
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  3. madìs »
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    Karima Bee Saxon
    Senatrice del Protettorato
    Dura Lex, Sed Lex
    SheetLookSound
    codice role © Akicch;

    Controllato l'orario, sistemò la manica del suo completo di latex e andò a sistemarsi sulla chaise lounge. Mani in grembo, dita affusolate intrecciate: sull'anulare spiccava la fede holografica in risoluzione 32k che permetteva di riconoscere i minimi dettagli, fedele ad una fede old fashion, stessa cosa dicevasi per il bracciale al polso sinistro e ovviamente, anche gli orecchini erano della medesima squisita fattura. Squisita per i canoni contemporanei. Anche il trucco innestato sebbene non fosse l'ultimo modello di biomodifica, risultava sobrio ed elegante, un vecchio modello a cui era affezionata da che era ragazzina: linee sobrie e demodé. Accavallò le gambe e si osservò le gambe toniche della propria custodia. Dovrei far rimodellare i polpacci. Assolutamente inopportuni. Non rassomigliano minimamente ai miei originali. Imperdonabile finì per pensare con una certa irritazione.
    Dal bracciolo della chaise lounge andò a richiamare con due tocchi lievi, il palmare holografico: altri tre tocchi e ordinò un cocktail analcolico al rabarbaro marziano con acini di kiwi rosso. L'unità automatizzata presente nella parete adiacente si attivò estroflettendo un braccio para-meccanico che tese il cocktail verso la chaise lounge in contemporanea con l'estroflessione di un tavolino in materiale sintetico che lo sorresse. In quel momento la porta che si aprì, la indusse a voltarsi nell'osservare R. Noel. Lo squadro da capo a piedi, guardandosi bene dal rispondere al saluto che lui le offrì. Dal palmare holografico diede l'impulso di far sparire la sedia che era rimasta estroflessa e a disposizione. Non gli rendeva mai le cose facili ma quest'oggi, tra il ritardo del medico che aveva ampiamente superato i tre minuti e la presa di consapevolezza sui propri polpacci, aveva deciso che avrebbe reso all'androide quella giornata, quanto più sgradevole possibile entro i limiti concepibili per un androide -[Per questa tua brillante deduzione, lattina]- il tono era estremamente composto, così come il volto che esprimevano giust'appunto un formale distacco e apparente disinteresse ma l'inclinazione che assunse quel "lattina" era più aspro del dovuto -[ti consento di raggiungere la mia posizione a quattro zampe e non strisciando come sarebbe doveroso e opportuno]- cinguettò in aggiunta prima di fargli un cenno eloquente con la mano sinistra, due dita che dall'alto discesero indicando il basso in un tacito ordine che non tardò tuttavia ad esprimere verbalmente -[In ginocchio ]-. Il volto di Karima era noto. Con una rapida sulla rete a partire dalla scansione biometrica del proprio viso, la rendeva ricollegabile in un battito di ciglia con la polizia, risoluzione di crimini volti a fermare la piaga dei Devianti, opinionisti che la definivano vicina ai movimenti di androidofobia estrema, con simpatizzazione per i movimenti oppressivi "Humans First" nonché una serie di proposte legislative improntate sull'inasprimento delle pene per gli androidi e la riduzione dei loro diritti anche dei più basilari. Ciliegina della torta erano studi sulla psiche umana e sulla correlazione della devianza androidica -[Inoltre, la tua autodiagnostica mi è assolutamente indifferente e irrelevante al fine della revisione. Potresti averla alterata e per questo cercare di indorare la pillola. O l'inculata, che dir si voglia]- raramente diveniva volgare ma quando lo era, lo faceva per rendere al meglio l'idea di ciò che voleva esprimere. Dalla porta alle spalle di R. Noel, apparve il giovane medico con il cocktail richiesto precedentemente. Si ritrovò a fulminarlo con lo sguardo e sospirò di rimando -[I tre minuti si sono conclusi. Rovescia il cocktail all'interno dei pantaloni dell'androide e vattene]- ordinò al giovane medico, con uno schiocco di dita. Quindi guardo di nuovo R. Noel -[In seguito all'azione del Signor Ritardatario e Ritardato qui presente]- alludendo all'uomo che riluttante s'approcciava all'androide -[Entra in modalità analisi ed enumera ogni processo sintosinaptico intercorso dalla prima parola che ti ho rivolto, fino all'ultima, con particolare accento sulle para-sensazioni suscitate dai comandi]- scandì afona, andando a prendere il drink dal tavolino per bere un generoso sorso.
     
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  4. Data.
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    R. Noel
    Life has a melody
    A rhythm of notes which become your existence
    Sebbene ogni percezione fisica fosse volta a fornirgli un resoconto dettagliato della realtà che circondava l'androide, a ciascuna di esse venia ad affiancarsi per volere della sua programmazione anche una consapevolezza emotiva dello proprie condizioni fisiche. Questo, probabilmente, perché gli permetteva nei limiti del possibile di comprendere su un livello più strettamente personale ciò che i pazienti provavano. Si trattava di un programma altamente sofisticato, sintetizzato dalle menti più sopraffini del suo secolo, per questa ragione, dopo aver esortato con espressione serena il giovane dottore ad eseguire il comando di colei che si stava occupando della sua revisione, percepì un singolare senso di fastidio per l'aderenza appiccicaticcia che la sua divisa aveva sul cavallo e le cosce. Non era un modello disegnato per intrattenere rapporti sessali, eppure era stato dotato di un non funzionante sistema genitale esterno, che in quel momento risultò un ulteriore ingombro all'usuale condizione di comfort. Mentre il dottore abbandonava la stanza con la testa bassa e le spalle leggermente incurvate, in evidente conflitto interiore Noel tornò con lo sguardo sulla donna. Sciolse le mani che teneva come di consueto dietro la schiena e ponendosi in ginocchio avanzò a quattro zampe di qualche passo per trovarsi ai piedi della donna. Si sollevò appena sedendosi sui calcagni di modo da poterla osservare dal basso. La domanda che ne seguì fu stranamente affascinante, posta con la competenza e le maniere che si sarebbe atteso da uno dei suoi creatori. Aveva di fatti avuto modo di comprendere che solamente gli esseri umani più deboli e malati ricevessero un tipo di trattamento più emotivo, quel genere di approccio era distante dal rispetto professionale con cui i medici si rivolgevano l'un l'altro, ma era d'altronde comprensibile che non fosse il tipo di tono che la donna potesse adottare con un androide, poichè non erano affatto allo stesso livello, né tantomeno a livelli comparabili per propria natura. "Ho compiuto le normali analisi di deduzione caratteriale, ponendo particolare attenzione alle sue modalità di approccio con un individuo della sua stessa specie e quella di un androide. Ne risulta un equivalente intenzionalità di comando e più nello specifico di predominio indiscutibile, che evidenzia anche con il suo portamento e il suo abbigliamento. Appartiene presumibilmente ad una classe sociale sopraelevata ed è sua abitudine essere trattata di conseguenza. Ne deriva l'elaborazione di una modalità di approccio e comportamento che m'impone la totale ubbidienza ed una gamma totale di emozioni che vanno dalla soggezione all'adorazione se non anche all'apprezzamento estetico delle sue forme fisiche. Il risultato previsto è un completa soddisfazione dei suoi desideri" concluse elaborando a parole i dati binari che arrivavano alla sua corteccia positronica, il tutto con un tono di voce basso e coinciso, senza pause eccessivamente lunghe, né tanto brevi da dargli un tono cantilenante, in conclusione fastidioso per la donna. Il suo poteva essere tranquillamente il resoconto ben articolato di una ricerca scientifica di assoluta rilevanza. "L'elaborazione paraemotiva è stata limpida e chiara, nessuna ambiguità ha compromesso il mio senso di umiliazione e il fastidio fisico ed emotivo che ne è conseguentemente derivato. Essere bagnato e in ginocchio mi trasmette un senso di inferiorità degradante che tuttavia percepisco come dovuto a causa della mia natura di macchina che lei ha sottolineato verbalmente e di cui io sono consapevole. Abbraccio tuttavia un sentimento di attrazione emotiva e fisica a questa condizione di sudditanza che mi spinge a desiderare di esaudire nel migliore dei modi i suoi desideri, di qualsiasi genere essi siano" concluse non senza una certa soddisfazione. Il suo programma elaborava ogni dettaglio per renderlo assolutamente competente in qualsiasi campo e con qualsiasi umano, in quell'istante si rese conto di non essere stato perfettamente esaustivo. "Nutro un piacevole senso di orgoglio nel soddisfare correttamente le sue richieste e un desiderio lampante di gratificazione quanto di ulteriore umiliazione, una bizzarra miscela emotiva, che confonde le mie interpretazioni. Si tratta per caso di un malfunzionamento a me ignoto?".
     
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3 replies since 9/10/2018, 08:42   41 views
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